Solo un contratto e poi smetto. Mi fermo. Ancora un altro, poi smetto. Smetto di navigare.
Quante volte abbiamo pronunciato questa frase, agli altri e a noi stessi? Un po’ per convincerci che ce l’avremmo fatta, a smettere.
Sembra assurdo. Un paradosso. C’è chi vorrebbe lavorare sulle navi da crociera e non riesce a farlo, c’è chi vorrebbe smettere di navigare e non riesce a smettere.
È una droga, un circolo senza fine, un cane che si morde la coda. Il nostro corpo e la nostra anima gridano di smettere, la nostra mente o le circostanze ce lo impediscono.
Ma perché smettere? Perché ancora un contratto, poi smetto? Vi starete chiedendo.
Lavorare sulle navi da crociera è un’esperienza unica, che ti lascia senza fiato, incredibile, eppure, col tempo, non risulta facile. Si è circondati dalla magia delle feste, delle vacanze, di posti esotici, di amicizie continue ma ci allontana, sempre di più, dalla vera realtà, fatta da affetti veri, dai propri familiari, dalla semplicità della vita di tutti i giorni, da un caffè con un’amica senza la fretta di scappare al lavoro. Non vi sono giorni liberi, tutti i giorni sono giorni lavorativi, quando torniamo a casa non ci stupisce più nulla perché abbiamo visto tutto. Oppure ci stupisce tutto, pure una chiacchierata nel cuore della notte o osservare la natura che si trasforma, gli anni che passano, perché non hai avuto tempo di farlo a bordo. E così ti viene voglia di smettere. Di andare a fare la spesa per piacere e non per dovere, di andare in chiesa, di pranzare con i tuoi cari, di vedere i tuoi figli crescere, di alzarti, almeno un giorno a settimana, quando il sole sorge, senza sveglie, e non addormentati quando tramonta. Hai voglia di sentire le storie dei tuoi nonni, di guardare nel vuoto di fronte ad una finestra, di decidere di non far nulla per un intero giorno o di fare tutto ma col tempo che vuoi tu.
Poi pensi che l’idea di smettere potrebbe ucciderti, di non avere più quello che hai, e al contempo pensi che l’idea di restare potrebbe causarti lo stesso effetto. Tornare a casa e non ritrovare più le persone che ami, o vederle troppo invecchiate e non esserti accorto che il tempo è volato, è passato così velocemente che non hai notato le persone cambiare, non hai ascoltato un aiuto di un amico perché tu stesso avevi bisogno di un aiuto ma non hai mai osato dirlo. E se smetti sai che è una seconda vita che non tornerà mai più, un’unica possibilità che ti è stata concessa.
Perché, forse, non c’è via di ritorno. O continui o smetti.
E non c’è persona più coraggiosa di altri. Si è ugualmente coraggiosi, sia che si decida di restare, sia che si decida di smettere. Ci vogliono sacchi di coraggio, per dirla in parole povere. Restare non è una non-decisione, restare è una decisione attiva, forse più di smettere. Ho fermato il tempo, navigando, per due anni ho conosciuto solo l’estate, ho dimenticato la stagione invernale, partivo a fine agosto, andavo in un posto caldo e tornavo in primavera. Chi ha navigato lo sa, si è in una sorta di mondo parallelo che scorre di fretta. Sei avanti a tutto e tutti.
Ma, promesso, prima o poi smetto. Ho bisogno di altro. Voglio chiudere un cerchio. Ancora un contratto e smetto. Per chi è un marittimo.
Mi fermo.
Ancora un altro, poi smetto.
Dott.ssa Rossella Occhipinti
Interprete e Traduttrice – Camera di Commercio di Trapani
Docente di lingua Inglese e Francese
Linkedin: linkedin.com/in/rossella-occhipinti-14267b49
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Hai raggione assolutamente cara amica, ogni volta pensiamo l’stessa cosa senza riuscire a farlo.
Un caro saluto.
Edgard
Grazie caro amico, un abbraccio forte.
Bellissime parole, tutto vero e pienamente condivisibile ma si potrebbe argomentare molto meglio il perché è diffiicile smettere…
Soprattutto per noi Siciliani o in generale del sud o spesso anche italiani…Per non parlare dei tantissimi amici e colleghi stranieri (Asiatici e Latini su tutti).
Se ci fosse abbondanza di lavoro, ben retribuito, facile da ottenere….Se le aziende a terra capissero e apprezzassero la nostra esperienza maturata sulle navi…sarebbe facilissimo smettere.
Navigare, per chi non lo fa come scelta di vita (Vedi ufficiali di coperta e macchina), diventerebbe un Herasmus itinerante e ben pagato…un esperienza formativa e niente più…
Invece purtroppo non è così…Navigare o cmq rimanere nel giro della industry spesso rimane l’unica possibilità per sopravvivere o quasi e per starci devi abituarti all’idea che rimarrai uno zingaro per tutta la vita.
Grazie mille Antonino, l’ho reso un po’ più poetico e meno esplicativo. Il finale, poi, è voluto, lascia libera interpretazione con tono nostalgico, sia che si smetta sia che si rimanga. Perché una volta dentro, non ne sarai mai fuori completamente, intrappolato in una sorta di universo parallelo, per sempre.
Infatti ogni volta ci si ritrova a pensare se ripartire o meno, e alla fine arriva il momento della scelta… Bellissimo!
Grazie mille Denise per queste parole.
Era capitato anche a me quando navigavo tantissimi anni fa….forse sarei rimasta se avessi potuto avere allora prospettive di crescita professionale; e poi è vero, è come dici tu: alla fine mi mancava il poter prendere un caffè con un’ amica, o una pizza con gli amici, guidare la macchina. Però confermo…era quasi come una cosa cui non si riusciva a fare a meno ( la vita nelle navi ❤). Ciao e grazie per aver condiviso questo tuo post.
Grazie a te per averlo letto.
Noi marittimi , (non aggiungo il prefisso ex perché si rimane tali per tutta la vita) la chiamiamo malattia del ferro, 5 anni per sette “Imbarchi” non “Contratti” , ti cambia tutto e sicuramente in meglio, ho smesso 25 anni fa ma più di una volta, anche ultimamente ho pensato: “quasi quasi…”
Ti capisco Fabrizio…
Salve,
Sono un Uff.le di Coperta e lavoro sulle navi da crociera da 12 anni. Complimenti davvero per le bellissime parole.
Grazie mille a lei per averle lette.
Alla nave ho donato un anno… mi ricordo quando ho scelto di smettere. Feci il calcolo dei soldi che avevo guadagnato e mi resi conto che in quel caso il 28essimo anno della mia vita valeva molto di più. Inizia a pensare quanto valesse un anno della mia vita e quel ragionamento fu davvero surreale. Mi resi conto che se avessi fatto un lavoro umile A terra avrei avuto delle finestre da cui affacciarmi (anche a fissare il vuoto) un letto matrimoniale e soprattutto sarei stato libero almeno la sera almeno il weekend. la scelta diventò semplice.
Grazie per aver condiviso la tua scelta!
Navigo dal 2007 e capisco benissimo il punto. Diciamo che bisognerebbe approfittare della vita di bordo per fare esperienza, carriera, e soprattutto per costruirsi una base economica. Quando si supera un certo limite, la vita di bordo diventa una gabbia dalla quale non si può più uscire. È un po’ come il discorso della rana bollita. Bisogna saper saltar fuori dalla pentola prima che l’acqua inizi a bollire.
Hai centrato il punto Stefano! Grazie mille.
Salve , ho girato 10 anni e continuo ancora a farlo con navi da crociera ho visto luoghi bellissimi o bruttissimi o molto ricchi e molto poveri 4 giri del mondo , Sud America , Europa in tutti i sensi , la cosa che mi fa un po’ di rabbia e’ che alcune compagnie se ne approfittano del mancato lavoro a terra e alcuni diritti umani vengono un po’ a meno così come la meritocrazia ma rimane il fascino della vita nomade con tutti i suoi pregi e difetti .
È proprio vero quello che scrivi. Capitava anche a me quando lavoravo in banca in sedi estere. Il sentimento era lo stesso, anche se noi avevamo l’ancora di salvezza del posto sicuro, magari meno rutilante, in qualche filiale italiana. Cosa che non era il vostro caso
Bisognerebbe prendere un pezzetto di ogni risposta è metterle insieme….
Di certo se le compagnie per cui ho lavorato fossero state meritocratiche non avrei lasciato presto, ma vanno avanti per lo più i figli di……I parenti del…..I conoscenti dei…..e dopo un po sei stanco di dare tanto e vederti passare avanti delle capre, con tutto il rispetto per le capre, e tu resti sempre li…..peccato!
Este foarte adevărat ce ai scris.Viaţa la bordul navelor de croazieră este atrăgătoare, mai ales când eştii tânăr şi vrei să vezi lumea.Pentru cei care sunt căsătoriţi şi au copii ce este mai complexă deoarece partenerul de viaţa rămas acasă singur trebuie să gestioneze situaţia. Cel care pleacă pe mare pleacă dacă acasă cei dragi lui sunt bine si el este într-o stare fizică şi psihică foarte bună.Sănătatea este cea care primează.Sunt de acord cu tine că este o viaţa paralelă care nu se compară cu viaţa trăită pe uscat alături de cei dragi ţie.mai ales de sărbătorile de Crăciun şi de Paşte care sunt cele mai importante pentru noi cei creştini.Mai este şi oboseala acumulată şi diferenţa de fus orar atunci când trebuie să ajungi la navă ,când aceasta este în celălalt capăt al lumi şi trebuie să faci un efort suplimentar.Când eşti pasionat de ceea ce faci nimic nu este greu , această pasiune te face să ai forţa să mergi mai departe. şi să invingi toate greutătile.Multă fericire oriunde te-ai afla.
MERCI Daniel, Multă fericire oriunde te-ai afla si tu.
Tanti anni orsono che mi trovo, a navigare e tutto iniziato come un gioco e divertimento. Ora condivido con voia mia PAURA di smettere nonostante sia forte il desidero di cambiare.
Bisogna avere il coraggio di seguire il proprio cuore, lui sa cosa vogliamo. Seguendolo non si sbaglia. IN bocca al lupo Mauro!
Salve ,mi chiamo Emilio,bellissime parole è devo dire corrisponde tutto,
Dopo otto anni di imbarchi come musicista mi sono reso conto che mi sono rubato otto anni di vita.
Mi fa piacere ti sia piaciuto. Grazie Emilio
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