Fare incetta di cultura non è mai abbastanza, non solo per non ripetere gli stessi errori ma soprattutto per sensibilizzarne le coscienze.
Primo Levi, scrittore e testimone dello Shoah, partigiano antifascista, affermava: “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo”.
George Santayana filosofo, scrittore e poeta spagnolo, citava, quasi, la stessa cosa: “Quelli che non sanno ricordare il passato, sono condannati a ripeterlo”.
Non solo la letteratura ma anche la settima arte non si dimentica di farlo.
Riecheggiare, rievocare quello che è stato, con grande acutezza e sensibilità.
Mentre Orwell presentava il suo capolavoro distopico e divinatorio “1984”, pubblicato, in realtà, nel 1949, Florian Henckel von Donnersmarck, ambientava il suo capolavoro “Le vite degli altri” (orig. Das Leben der Anderen) nel 1984, momento storico angosciante per i tedeschi del dopoguerra. Il regista ci riesce così bene tanto da divenire detentore del Premio Oscar per il miglior film straniero e da entrare a far parte della classifica dei migliori film al mondo stilata da critici e registi cinematografici di maggior rilievo.
Dipinge alla perfezione il sentimento nazionale della Germania dell’est divisa dall’ovest da un muro che non è solo materiale ma soprattutto ideologico, politico e culturale. La Repubblica Democratica Tedesca è tutt’altro che popolare e libera.
Florian Henckel von Donnersmarck mette in scena le debolezze umane, lasciando uno spiraglio alla bontà umana che, anche se a fatica, appare e permane. “La sonata degli uomini buoni” plagia anche colui le cui intenzioni erano tutt’altro che magnanime.
La rinascita, il riscatto e la trasformazione di un uomo, così come avviene in Laurence D’Arabia in cui David Lean racconta, sullo sfondo della prima guerra mondiale e della guerra contro l’impero ottomano, la storia di Thomas Edward Lawrence, agente segreto, militare, scrittore, uno dei capi della rivolta araba, decorato con la legione d’onore.
Una legion d’onore per lui, e ben 7 Premi oscar, 10 nomination, 1 nastro d’argento, 1 david di donatello per il regista.
La sua storia ci dà un ottimo spunto di riflessione.
Ma noi siamo ancora in grado di riflettere oggigiorno? O i media ci stanno plasmando da non esserne più capaci? Reginald Johnson, uno dei protagonisti de “L’ultimo imperatore” di Bertolucci, diceva allo stesso monarca: “Se non sapete dire quello che pensate, Vostra Maestà, non riuscirete mai a sapere quello che dite”.
Bertolucci, col suo successo mondiale, ci mostra, raccontandoci la biografia di Pu Yi, l’ultimo imperatore Qing della Cina, la situazione politica della Manciuria degli anni 50. In realtà il tempo oscilla tra il 1908 e il 1967. Nove premi Oscar per Bertolucci, primo film italiano a vincerne così tanti. Da record.
Questi sono solo alcuni dei capolavori mondiali che scuotono, prolungano il nostro pensiero in una società in cui a volte ci dimentichiamo del mondo e di quello che è stato. Il cinema ci fa ri-cordare, Bertolucci lo diceva già “Ricorderemo il mondo attraverso il cinema”.
Dott.ssa Rossella Occhipinti
Bussolamente.it
Interprete e Traduttrice – Camera di Commercio di Trapani
Docente di lingua Inglese e Francese
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