Potente, assuefacente, adrenalinica ma non pericolosa, è la droga del viaggio. Nessun effetto collaterale se non quello che ti prende in una grigia mattinata d’inverno o in una piovosa giornata primaverile: partire per un nuovo viaggio.
È incredibile quanta curiosità alberghi in me nonostante tutti i viaggi compiuti. Nonostante io sia immersa in un flusso di giri nazionali ed internazionali costante e abbia iniziato presto a scoprire tutte le meraviglie che questo mondo ci può offrire.
“Ma dove cavolo sono stata finora?” Ho viaggiato, tanto, ma sento che ne ho bisogno ancora, e ancora e ancora. E sempre a dosi maggiori. È una droga. Ed è lì che subentra la felicità, quella della novità, della scoperta, quella che ad ogni nuova destinazione sbavi, quella che non vedi l’ora di rivisitare, quei ricordi con cui faresti l’amore continuamente.
Ti viene voglia di perderti in un suk omanita, di visitare il Forte di Nizwa, il castello di Jabreen, le oasi e le Wahiba Sands. Ti manca attraversare il deserto a bordo di una jeep durante un caldo tramonto, di mangiare una gustosa grigliata di carne, di fumare il narghilè, assaggiare quel pane che cercherai ogni giorno nella tua cultura e non troverai, e rinfrescarti con una bevanda a base di limone e menta sotto un cielo terso e costellato.
Ti viene persino voglia di pregare con loro, di confrontare le religioni, di capire come vivono e perché tu sei capitato dalla parte opposta e sei così diverso da loro. Ti prende la voglia di riassaggiare il latte di cammella, di sentirne i versi, persino il loro puzzo. Ti viene voglia di saltare da uno stato all’altro, proprio come si fa con le navi da crociera. Dall’Oman passare agli Emirati Arabi. E ti manca lo sfavillio delle notti, lo spettacolo delle fontane, il confondere l’orizzonte del cielo e della terra, l’ondulazione e l’increspatura delle dune. Ti manca quella fastidiosa sensazione di sabbia rossa nelle scarpe. Ti manca fare un giro in elicottero sulla Palma emiratina. E poi vuoi roteare galleggiando nelle acque del Mar Morto. Sentire quell’acqua sulle labbra come fosse anestetico. Attraversare il Canale di Suez. Ad un tratto hai voglia del Nord Europa, di sentirti in un paradiso naturalistico dove il verde è più accecante del sole e i laghi riflettono i paesaggi creando dei quadri speculari a tutto ciò che vi è attorno. E poi, e poi, e poi…
E poi t’inebri di quello che è stato e vedi l’Asia in Europa, l’Africa in America, l’Oceania nei sogni. Vedi e senti tutti i continenti quando sei a casa, a lavoro, durante una mesta passeggiata d’autunno. E le vene pulsano, te ne chiedono un altro, e ancora un altro, il ricordo è così forte che non sei più in te. E allora scoppi dalla voglia di ripartire, di riprovare quelle sensazioni, quel brivido d’effervescenza. E come la droga, il consumo diventa sempre più frequente, le strutture cerebrali alterano il loro meccanismo di funzionamento lasciando una sorta di ricordo nel circuito cerebrale della ricompensa facendo sì che le persone tornino a voler consumare. Un doping senza fine. Il viaggio è la vera droga ed è la più bella droga che esista.
Dott.ssa Rossella Occhipinti
Bussolamente.it
Interprete e Traduttrice – Camera di Commercio di Trapani
Docente di lingua Inglese e Francese
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